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Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

martedì 26 luglio 2016

Il fuoco estivo e il nuovo assetto della legge Madia

Ecco come ad ogni estate che si rispetti mancava il solito incendio, più o meno devastante, tanto per mantenere la media stagionale e giustificare l’ingente impegno di spesa che i vari enti regionali mettono in bilancio attraverso fantasiosi piani di intervento.
Fino a qualche giorno fa ancora niente, tuttavia era nell’aria: sembrava che si aspettasse a innescare la miccia in attesa delle condizioni climatiche giuste; infatti, da giorni la calura ha raggiunto le temperature estive adatte a far camminare il fuoco.
un Canadair dei Vigili del Fuoco ripreso mentre effettua un lancio sul focolaio
del Raganello.
Aggiungiamo a questo anche il vento di levante che, in questo periodo dell’anno, si “mette in moto” in tarda mattinata e … il gioco è presto fatto.
Il sistema antincendio ormai non “rende”, in termini locali, in quanto non ci sono più le squadre AIB (Anti Incendio Boschivo) operative a ogni inizio estate: l’apparato organizzativo progressivamente smantellato, l’età avanzata degli operatori e la mancanza di un cambio generazionale ha fatto sì che l’ultima popolazione di operai idraulico-forestali abbia mollato gli ormeggi verso una dignitosa pensione.
è anche vero che questo lavoro non lo vuole fare più nessuno, almeno non nel servizio antincendio boschivo.
Decine di automobili super accessoriate, attrezzatura varia e incentivi economici hanno in pratica sostituito il modello del servizio AIB regionale, con la conseguenza di aver aumentato il precariato e, incentivando il volontariato, tolto valore a un lavoro professionale a tutti gli effetti, che necessita di capacità organizzative e gestionali di notevoli spessore.
Ribadendo che rimango sempre dell’avviso che i fondi e il volontariato devono essere circoscritti alla prevenzione e non all’intervento, devo constatare che, purtroppo, in una terra affamata di lavoro, fanno comodo anche i pochi spiccioli ricevuti sotto forma di rimborso spese a fronte di quello che è un lavoro secondo tutti i crismi e con una tempistica non ponderabile in quanto legata al singolo evento.

In questo caso, però, è sfuggito al legislatore che le squadre di volontari non hanno interesse ad appiccare il fuoco; anche perché a ogni squadra è stato assegnato un budget una tantum per tutta la stagione che viene decurtato ogni qualvolta si verifichi un incendio nel territorio di competenza del gruppo.
Comunque, in questo modo non è stato risolto il problema: tant’è che le cronache regionali sono piene di resoconti di grossi focolai che hanno impegnato per diversi giorni uomini e mezzi per riuscire a domare un fuoco che nel frattempo ha distrutto decine di ettari di boschi, rimboschimenti e praterie.
Semplicemente si sono spostati gli interessi: da livello locale e comprensoriale sono passati in ambito regionale: le nuove compagnie che si aggiudicano appalti milionari hanno tutto l’interesse a mantenere vivo il “fuoco” altrimenti perderebbero la gallina dalle uova d’oro.
Nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato scorso, proprio qui – tra Civita e Cassano – ne abbiamo avuto un primo assaggio, ma di questo episodio parlerò più avanti.


Prima, però, vorrei raccontare qualche retroscena, perché nulla accade per caso, ma semplicemente perché ci sono interessi che sfuggono ai non addetti ai lavori.
Infatti qui entra in gioco il nuovo riassetto giuridico che riguarda – per esempio e non solo – il Corpo Forestale dello Stato e i Vigili del Fuoco.
Questi ultimi hanno già preso il servizio di pronto intervento con la flotta dei Canadair che è stata “spacchettata” dalla Riforma Madia e assegnata alle Regioni che ne sostengono i costi. Basta prendere un volo dall’aeroporto di Lamezia e, mentre l’areo si alza in volo, si passano in rassegna i velivoli giallo-arancione fermi negli hangar di fronte alle piste di decollo.
L'elicottero di Calabriaverde in manovra di avvicinamento al fuoco
Manutenzioni e spese di carburante sono a carico delle Regioni; i piloti che, un tempo erano forniti dall’Aeronautica Militare, oggi sono dati dalla ditta che ha preso l’appalto di spegnimento degli incendi.
Il coordinamento, finora affidato al Corpo Forestale dello Stato, passerà a breve, ai Vigili del Fuoco e senza l’aumento di una singola unità.

E qui si aggiungono due aspetti: il primo, che fine farà la professionalità acquisita dal personale del CFS in tanti anni e in tanti interventi?
Il secondo aspetto, sono i costi che continueranno a lievitare visto che il Servizio è dato in appalto.  
Ritorniamo agli eventi di due giorni fa.
Un primo incendio ha distrutto gran parte del “Monte di Cassano”, nel suo versante settentrionale. Qui non è bruciata la “solita” macchia mediterranea ma sono andati in fumo uliveti, vigneti, boschi di leccio, oltre alla consueta prateria a cisto e sesleria.
Un secondo incendio è stato causato invece da una improvvisa avaria ad un’automobile che, inaspettatamente, ha preso fuoco.  L’arrivo tempestivo dei Vigili del Fuoco sembrava avesse scongiurato il peggio ma, dopo alcuni minuti dal loro intervento, la scarpata adiacente, data l’ora del giorno, la calura e il “solito” venticello di levante ha preso  fuoco ed è stato necessario l’intervento della squadra antincendio del Consorzio di Bonifica di Trebisacce, di un canadair, di un elicottero e di una squadra di volontari del Servizio AIB, attivato dall’Ente Parco nazionale del Pollino di Frascineto con competenza anche su Civita in quanto il nostro comune non ne ha una. A questi bisogna aggiungere il lavoro di coordinamento del personale del CFS di Civita e dei carabinieri di Francavilla Marittima.
Dopo una intera giornata di lavoro alle 20.30 si è avuta ragione del fuoco.

Mi sono fermato a raccogliere le prime impressioni “a caldo”, e forse mai l’espressione è stata così appropriata,  e tre sono state le cose che mi hanno colpito: l’abnegazione degli agenti dell’Arma dei
Il personale dell'Arma dei Carabinieri guida gli automobilisti 
Carabinieri che per tutto il giorno sono stati, sotto il caldo e tra il fumo, a dirigere il traffico davvero sostenuto, come può essere quello dei giorni di luglio, dispensando raccomandazioni agli automobilisti in transito alla prudenza nel percorrere il tratto di statale interessato dalle fiamme; l’automobilista che imperterrito chiedeva di passare, chiuso nella sua scatoletta con l’aria condizionata “a manetta”, convinto di essere protetto in questo guscio dalle alte lingue di fuoco che lambivano l’automobile, infischiandosene del lavoro e delle raccomandazioni del carabiniere solitario che, sudato e accaldato, gli intimava con le mani di retrocedere e, forse, imprecava verso la categoria incurante del pericolo imminente e irrispettosa del suo lavoro; il personale del Corpo Forestale dello Stato costituito da giovani impegnati fino allo spasimo a coordinare  traffico e volontari della squadra AIB del Consorzio.

Il personale del Consorzio interveniva nel bosco sottostante la statale a buttare acqua alle basi delle fiamme per evitare che queste prendessero forza e si propagassero. Un lavoro veramente improbo perché proprio in quel punto, come è stato scoperto dopo, vi era una discarica di vecchi pneumatici e altro materiale   infiammabile. Eppure, grazie alla loro determinazione e coraggio, dopo qualche ora di lavoro, sono riusciti ad avere la meglio con anche l’aiuto del canadair che con diversi lanci davvero precisi ha dato una mano al personale di terra.
A proposito del personale del CFS che, secondo la riforma Madia, passerà a breve sotto il comando dei Carabinieri, in un primo momento era sembrato che avesse registrato una grande adesione.  Infatti, un amico comandante del CFS mi aveva detto tempo fa “per noi non cambia niente”. Invece, di fatto, le guardie, non sono per niente consenzienti. Tant’è che fioccano i ricorsi, tanto più che i Carabinieri – a quanto pare – ne vogliano solo le truppe, le loro caserme, i loro mezzi ma non … i loro ufficiali.

Come dire che un colonnello dei carabinieri vale dieci colonnelli del CFS. In più gli alti gradi del CFS preferiscono passare a dirigere altre amministrazioni dello Stato. Anche con questa riforma chi ne fa le spese è sempre il gradino più basso del sistema, al quale, apparentemente, sono state proposte diverse prospettive, ma di concreto resta solo il ricorso se non vuole passare nei ranghi dell’Arma.
Uno dei tanti lanci precisi effettuato dall'elicottero di Calabriaverde
Infatti, la prospettiva di poter fare domanda presso un ente territoriale porta gli uomini della Guardia Forestale ad andare in aspettativa per due anni, alla fine dei quali, se il posto per il quale si era fatta domanda non si è reso disponibile, c’è il licenziamento.
Quindi, questa opportunità è azzerata in partenza.

Azzardo una previsione: visto che proprio in questi giorni si discute al Senato sulle modifiche alla Legge Quadro sui Parchi (la 394 del 1991 e le successive modifiche) e una delle figure che più è stata “ritoccata” è quella del Direttore, con, per esempio, l’eliminazione del relativo Albo, niente è più facile che molti ufficiali del CFS vengano chiamati a ricoprire questo ruolo per investitura diretta.
Nel ripensare al personale del CFS impegnato sul fronte delle fiamme in questi tre giorni … si leggeva chiaramente nei loro occhi lo sconforto, l’inutilità del proprio lavoro, della fine della storia di un Corpo antichissimo che ha concorso in modo determinante a salvaguardare il patrimonio forestale italiano, l’amore per i boschi, la natura in genere e la domanda è: chi salverà i boschi a partire dal prossimo anno?
Mentre il comandante del canadair salutava e faceva rientro all’aeroporto di Lamezia, è apparso all’improvviso, nella Valle del Raganello, un elicottero con le insegne di Calabriaverde, la nuova organizzazione che ha sostituito l’AFOR, deciso ad intervenire su gli ultimi focolai che ancora fumavano sulla sponda destra del vallone. Come un folletto, ha fatto un giro di ricognizione, parlato alla radio con il personale del CFS e chiesto l’autorizzazione a fare due o tre lanci conclusivi nei punti dove ancora si alzava del fumo.
Avuto il permesso, ha effettuato il primo lancio, poi all’improvviso, ha virato verso Est per scendere a pescare acqua dalla cascata della briglia sul Raganello: uno spettacolo di perizia e bravura millimetrica! Sarebbe bastato lo spostamento di pochi metri e il rischio di falciare con le pale la vegetazione ripariale sarebbe stato assai probabile.
Due o tre voli con lanci mirati hanno messo fine all’incendio nel Raganello.
Le radio del CFS gracchiavano mentre il personale sul campo faceva il consueto e arido rapporto a meri fini statistici (sul Raganello sono andati perduti diversi ettari di boschi di leccio, piantagioni a uliveto, macchia mediterranea e qualche ginestra, sono stati impiegati molte persone tra volontari, carabinieri e personale del CFS), l’elicottero di Calabriaverde è passato a volo radente in segno di saluto e … alla prossima!  






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