Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

venerdì 25 novembre 2016

Montanari per forza o per scelta?

Nelle mie peregrinazioni per le montagne italiane incontro sempre meno gente:
non solo escursionisti ma anche i montanari.
Sugli Appennini il problema si mostra da qualche anno; sulle Alpi, invece, ha origini antiche.
Infatti, a partire dagli anni Sessanta, con il miraggio delle fabbriche, del lavoro al riparo dalle intemperie e del reddito sicuro molti montanari sono scesi in pianura.
Ecco, questo problema comincia a essere registrato con tutta la sua forza anche sulle nostre montagne del Pollino.

Approfittando di un mio soggiorno in Lombardia ho partecipato a un convegno dal titolo molto eloquente: “Montanari per forza. Immigrazione straniera nelle montagne italiane: accoglienza ripopolamento, confino”, tenutosi presso l’Università di Milano Bicocca.

La tematica mi aveva colpito, tanto più perché l’incontro era stato organizzato dalla gloriosa associazione DISLIVELLI di Torino che da anni si occupa di montagna e dei problemi connessi allo spopolamento delle terre alte.

martedì 22 novembre 2016

Una bella notizia, molte notizie … inutili

       È mai possibile che un Ente Parco finanzi a una società privata la realizzazione di un film che non ha nulla a che fare con la “missione” della sua area protetta?
A quanto pare è possibile.

È accaduto al Parco del Pollino. Infatti, questa estate è stata presentata dalla società  Fabrique entertaiment srl (sponsorizzata dal Vice presidente del parco) la richiesta di 20,000 euro per la realizzazione di un film dal titolo molto eloquente: “Potere lucano” .
Un docufilm che, tra l’altro, ha avuto il contributo del MIBACT e il sostegno della Lucana Film Commission, e che porta, per la regia, la firma di Gigi Roccati.
Dal sito della produzione non si sa nulla sulla trama, sui protagonisti e sullo stato delle riprese.
Uno dei tanti striscioni mostrati in occasione di manifestazioni
con la Centrale del Mercure (Photo dal web)
Il provvedimento economico era stato classificato nelle spese straordinarie e quindi il Consiglio direttivo lo aveva approvato (con il voto contrario di uno dei consiglieri – Laghi – e l’astensione di Volponi, consigliere ISPRA), all’unanimità.
Per fortuna - una volta tanto - il Ministero dell’ambiente, in quanto organo vigilante sulle spese dei parchi, ha chiesto ulteriori delucidazioni sulle motivazioni che avevano portato a tale erogazione finanziaria ad un soggetto privato per la realizzazione di un prodotto commerciale.
In attesa della documentazione la proposta è stata bocciata.

mercoledì 16 novembre 2016

Il Senato licenzia le modifiche alla legge quadro sui parchi

Nell’ottica ormai quasi ventennale di attivarsi per fa sì che le aree protette in Italia siano … meno protette anche questa ultima modifica alla legge quadro si avvia verso tale direzione.
Piccoli tasselli, un comma aggiunto “per caso”, un aggettivo sostituito all’ultimo minuto, una parola messa nell’articolato complesso e unico fanno sì le tante battaglie fatte per giungere all’istituzione dei Parchi e riserve in Italia con lo spirito principe della Conservazione in primo luogo, anche in questa battuta subisce un piccolo ritocco.
Nevaio sul Pollino. (foto da internet)
Se da una parte la legge ha di fatto dato vita a molti parchi nazionali (ne avevamo cinque prima della entrata in vigore delle norme contenute nella 394, oggi ne abbiamo ventiquattro, considerando anche l’ultimo parco nato qualche giorno fa), dall’altra la vecchia legge ha garantito percorsi chiari (forse con tempi lunghi) nella nomina della Governance di un Ente Parco.
Oggi con la scusa di accelerare i tempi, per esempio, si nomina il Direttore direttamente.

«11. Il direttore del parco è nominato dal Presidente del parco in considerazione delle attitudini, delle competenze e delle capacità professionali possedute, purché attinenti al conferimento dell’incarico. Il Presidente del parco provvede a stipulare con il direttore nominato un apposito contratto di diritto privato per una durata non superiore a cinque anni. Alla cessazione dalla carica del Presidente che lo ha nominato il direttore può essere revocato dall’incarico entro novanta giorni, decorsi i quali si intende confermato sino alla naturale scadenza del contratto»;

I Piani del Parco che oggi devono essere approvati dalle Regioni hanno tempi di attesa lunghissimi (per esempio, il Piano del Parco del Pollino, nonostante l’ente di gestione l’abbia licenziato da diversi anni, non è stato ancora approvato); allora come si risolve questo problema? Con il silenzio-assenso. Infatti, se entro dodici mesi le regioni non si esprimono sui contenuti e muovono eventuali suggerimenti, il Piano si intende approvato, nonostante probabili o possibili (direi voluti) articolati che al momento opportuno vanno ad incidere sugli obiettivi di un area protetta.
Altra novità sta nel fare un unico piano che contiene sia gli indirizzi di tipo socio-economico che quelli paesistici.
Però, d’ora in poi questo non si chiamerà più Piano ma Carta del Parco.
Con un sistema complesso di modifiche e di “rimpalli” tra Comuni, Regioni, Comunità montane (lì dove sono ancora in vigore), la Carta del Parco dopo essere stata approvata dal Consiglio Direttivo ed essere approvata dalla Comunità del Parco (parere vincolante): entro trenta giorni.
Seguono altri quaranta giorni presso gli enti di cui sopra.
Altri quaranta giorni per le osservazioni scritte di qualsiasi cittadino.
Altri trenta giorni per esprimere il parere dell’Ente Parco sulle osservazioni presentate.
Entro quarantacinque giorni, la regione d’intesa con l’Ente Parco.
Per un totale di 185 giorni, ossia sei mesi.     
Qualora trascorsi questi mesi e non si è fatto nulla, sarà il Ministero dell’Ambiente che interverrà. In che modo la norma non lo dice.
Un’altra questione che lascia parecchie perplessità è l’istituzione di una specie di tassa che gli interessati pagheranno all’Ente Parco qualora decidano di sfruttare le risorse presenti all’interno dell’area protetta.
Si parla di royalties che gli interessati verseranno all’Ente Parco per sfruttare cave, minerali, acque e petrolio. Riguardo quest’ultimo argomento, l’idea è venuta a Domenico Totaro, presidente del Parco dell’Appennino lucano, che ha più volte parlato di “criterio di ristoro ambientale” come rimborso per i danni causati dallo sfruttamento delle risorse ricadenti dentro un parco nazionale.

1-ter. I titolari di autorizzazioni all’esercizio di attività estrattive, già esistenti alla data di entrata in vigore della presente disposizione, nelle aree contigue di cui al comma 2-bis dell’articolo 12 sono tenuti a versare annualmente all’ente gestore dell’area protetta, in un’unica soluzione e a titolo di contributo spese per il recupero ambientale e della naturalità, una somma pari ad un terzo del canone di concessione.

1-quinquies. I titolari di concessioni di coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi, già esistenti alla data di entrata in vigore della presente disposizione nel territorio dell’area protetta e nelle aree contigue di cui al comma 2-bis dell’articolo 12, sono tenuti a versare annualmente all’ente gestore dell’area protetta, in un’unica soluzione e a ti-tolo di contributo alle spese per il recupero ambientale e della naturalità, una somma pari, in sede di prima applicazione, all’1 per cento del valore di vendita delle quantità prodotte. L’ammontare definitivo di detto contributo e le modalità di versamento all’ente gestore dell’area protetta sono determinati con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.

Infine, entra dalla finestra, quella che è stata cancellata nella prima stesura della 394: la questione caccia.

Infatti, l’ente parco si occuperà delle aree contigue dove si possono esercitare la caccia, pesca e le attività estrattive che verranno regolamentate dall’Ente Parco.
Per questo il Parco e i suoi organi dirigenziali sono paragonati alla pari di altri enti in fatto di elargizione di contributi per i fini più disparati anche estranei agli obiettivi di conservazione della natura: l’Ente parco finanzierà impianti di depurazioni, di risparmio energetico servizi ed impianti di carattere turisticonaturalistico da gestire in proprio o da concedere in gestione a terzi sulla base di atti di concessione alla stregua di specifiche convenzioni; l’agevolazione o la promozione, anche in forma cooperativa, di attività tradizionali artigianali, agro-silvo-pastorali, culturali, di servizi sociali e biblioteche, di restauro, anche di beni naturali, e di ogni altra iniziativa atta a favorire, nel rispetto delle esigenze di conservazione del parco, lo sviluppo del turismo e delle attività locali connesse. Una quota parte di tali attività deve consistere in interventi diretti a favorire l’occupazione giovanile ed il volontariato, nonché l’accessibilità e la fruizione, in particolare per i soggetti diversamente abili».

Il Bosco del Pollinello in veste autunnale. 
Neanche una parola per quanto riguarda la vigilanza nelle aree protette.
L’attività di sorveglianza che fino ad oggi è stata condotta dal Corpo forestale dello Stato, a partire dal prossimo anno non si sa a chi verrà affidata, visto che il CFS è stato accorpato ad altri corpi di polizia.
Altra questione importante è la composizione del Consiglio Direttivo di un area protetta.
Eliminate, da un decreto del governo Monti, le figure dei docenti universitari in rappresentanza degli atenei ricadenti nel territorio del Parco, sono state inserite rappresentanze di organizzazioni agricole e rafforzata la presenza dei sindaci.
Ridotta la presenza dei rappresentanti delle associazioni ambientali.
Come dire che sono stati messi da parte gli interessi generali per favorire quelli locali e localistici.
Mentre i componenti del Consiglio direttivo possono essere confermati una sola volta, il presidente non ha vincolo di mandato.
Un’altra novità sta nell’inserimento della FEDERPARCHI – l’associazione che raggruppa tutte le aree protette – come rappresentante istituzionale degli enti di gestione dei parchi.
Questa, estrema sintesi, sono alcune delle tantissime modifiche inserite nella norma appena licenziata dal Senato.
Centoventiquattro pagine piene di commi, rettifiche, adeguamenti, nuove definizioni e competenze che sicuramente lasceranno un segno indelebile nella governance delle aree protette italiane.
Speriamo bene!

Ma veniamo alle reazioni.
Ovviamente, tutti i presidenti in carica si sono affrettati ad osannare il nuovo articolato appena licenziato dal Senato.
Così il presidente Domenico Totaro del Parco nazionale Appennino lucano
“La legge che reca nuove disposizioni in materia di aree protette era attesa da tempo e finalmente, dopo l’approvazione del Senato, si appresta ad essere varata definitivamente con il passaggio alla Camera. Naturalmente può sempre essere migliorata ma oggi non possiamo non esprimere moderata soddisfazione per i suoi contenuti.”

Fa eco la dichiarazione congiunta dei presidenti del Parco d’Aspromonte Bombino e del Pollino, Pappaterra.

Essi affermano che:
“Le modifiche della Legge Quadro 394/91 sulle aree protette, approvate a larga maggioranza in Senato, migliorano l’efficienza gestionale dei Parchi e assicurano una più ottimale tutela dei valori naturalistici dei territori protetti in Italia. Tra le importanti integrazioni al testo è da segnalare l’inserimento, in seno ai consigli direttivi dei Parchi e in aggiunta ai rappresentanti del mondo scientifico e delle associazioni ambientaliste, degli esponenti del mondo agricolo; elemento, questo ultimo, che qualifica il rapporto tra l’Istituzione e le espressioni più prossime al territorio e contribuisce, inoltre, a 
Il presidente del Parco del Pollino Mimmo Pappaterra
intervistato da Roberto Fittipaldi
coniugare alle scelte in materia di gestione del patrimonio naturale le istanze degli operatori del settore. Le modifiche approvate rappresentano una pagina nuova nella capacità di fare sistema e di elevare la dignità descrittiva dei territori protetti, nel convincimento che esaltino e sostengano le loro peculiarità. Siamo certi che sul cammino intrapreso confluiranno anche quanti, in questo momento, avversano il portato normativo approvato da uno dei due rami del Parlamento.”

A scanso di equivoci, però, è meglio che la Commissione Ambiente della Camera dia un’altra occhiata alle norme licenziate dal Senato. Non si sa mai!

Ed ecco l’auspicio di Pappaterra e Bombino, quest’ultimo in qualità anche di presidente calabrese della Federparchi.
 A tale scopo fondamentale sarà il contributo della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, che, in seconda lettura del ddl, potrà individuare eventuali possibili punti di convergenza, che valorizzeranno la pluralità di sensibilità, fornendo un valore aggiunto all’impianto che, di per sé, racchiude già elementi di grande rilevanza e novità”.

WWF

Gli unici che cantano fuori dal coro sono solo le associazioni ambientaliste; in primis il WWF parla di mancata accoglienza delle osservazioni e delle proposte di centinaia di esperti e uomini di cultura e quindi chiede che la riforma venga modificata alla Camera.
In sintesi, ecco alcuni punti critici sollevati dal WWF:
1.   Una modifica della governance delle aree protette che peggiora la qualità delle nomine e non razionalizza sufficientemente la composizione del Consiglio direttivo, in cui viene prevista la presenza di portatori di interessi specifici e non generali come deve essere. Non vengono definiti strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati scientifici;
2.       Una governance delle Aree marine Protette che non prevede alcuna partecipazione delle competenze statali e individua Consorzi di gestione gli uni diversi dagli altri;
3.       L’assenza di competenze specifiche in tema di conservazione della natura di Presidente e Direttore degli Enti Parco;
4.       Un sistema di royalties che, pur legato ad infrastrutture ad alto impatto già esistenti, deve essere modificato per evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti parco su queste dovranno rilasciare;
5.       Una norma che attraverso la “gestione faunistica”, con la governance prevista, acuirà le pressioni del mondo venatorio;
6.        L’istituzione di un fantomatico Parco del Delta del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale, quando peraltro la costituzione di questo, come Parco Nazionale, è già oggi obbligatoria ai sensi dalla legge vigente
7.       Non si vietano le esercitazioni militari nei parchi e nei siti natura 2000;
8.       Non si garantisce il passaggio delle Riserve naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnato, ai parchi.

A questo canto si aggiunge Legambiente e il Centro Parchi Internazionale.

venerdì 4 novembre 2016

Vie ferrate e Dolomiti lucane

Un binomio che ultimamente riscuote sempre più successo di pubblico e consenso.
Qualche giorno fa, come CAI Castrovillari, abbiamo fatto una “uscita” in stile alpino con l’obiettivo di percorrere una delle due vie ferrate recentemente realizzate da una ditta trentina per conto della Regione Basilicata.
La nostra meta sono state le Dolomiti lucane.
Escursionisti del CAI Castrovillari impegnati
sulla ferrata "Marcirosa" nelle "Dolomiti lucane"
(foto di Luigi Perrone)
Un complesso roccioso tra i comuni di Pietrapertosa e Castelmezzano, nella Basilicata centrale, attraversato dal Basento. Un sistema di guglie spettacolari, di varie forme, che evocano animali, demoni e antiche tradizioni che contribuiscono a rendere più affascinanti questi luoghi.
L’arrivo era previsto, per la tarda mattinata, a Pietrapertosa, splendido centro abitato situato oltre i mille metri di quota a cavallo tra la Val Basento e la Val d’Agri.
All’uscita dello svincolo della Basentana per Pietrapertosa si è unito a noi Vincenzo Armentano, un nostro socio, nativo di San Lorenzo Bellizzi e che abita a Potenza.
Superato il ponte sul Basento, abbiamo iniziato a percorrere i numerosi tornanti che portano a Pietrapertosa: mi ha colpito il cartello che avverte come in paese non ci siano distributori di carburante.
Man mano che si sale, il paesaggio si diversifica, aumentano gli spazi e appare il primo dei tanti parchi eolici che avremo avuto modo di vedere durante la giornata.
Enormi pali, alti fino a cento metri, che svettano poco sopra l’abitato di Campomaggiore e, minacciosi, sfidano le forze del vento per produrre energia.
In molti dubitiamo sul reale apporto energetico di questi sistemi, almeno nel meridione d’Italia e ne abbiamo parlato un po’ con i compagni d’escursione… ma questa è un’altra questione.
La stradina si inerpicava sul versante settentrionale di Costa la Rossa nello splendido bosco di Gallipoli-Cognato, tra alberi di cerro, roverella e leccio, poi il bosco si è diradato ed è apparso qualche campo coltivato a non abbiamo capito bene cosa, mentre il centro abitato non si vedeva neanche lontanamente.
Abbiamo deciso di fare una modifica al programma iniziale e di prendere la vecchia stradina chiusa al traffico automobilistico che porta direttamente a Castelmezzano.
È questo un tratto   della strada provinciale che collegava la provinciale per Pietrapertosa con Castelmezzano, chiusa da tempo al traffico a causa di frane e smottamenti. Vistosi cartelli avvertono del divieto di transito che tutti, puntualmente, disattendono… e anche noi lo abbiamo fatto …