Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Io sono sempre dello stesso parere: sino a quando non sarà rinnovata la nostra classe dirigente, sino a quando le elezioni si faranno sulla base di clientele, sino a quando i Calabresi non indicheranno con libertà e coscienza i loro rappresentanti, tutto andrà come prima, peggio di prima.
Umberto Caldora (lettera a Gaetano Greco Naccarato, 1963)

mercoledì 27 aprile 2016

Carta degli itinerari tra storia e tradizioni enogastronomiche


La nuova carta degli itinerari tra storia e tradizioni enogastronomiche è una vera e propria delusione! Testo illeggibile, ricco di “sviste” e … decisamente di parte.

Frontespizio della Carta degli itinerari
Mi dispiace sembro il bastian contrario, ma mi riesce difficile vedere panzane gigantesche riguardanti la cartografia tematica.
La cartografia è stata ed è una grande passione che mi porto dietro sin da ragazzo e da campeggiatore, quando, con i miei amici di infanzia, creammo un gruppo di escursionisti squattrinati che per fare le vacanze andava in giro per il Pollino con pesanti zaini militari comprati alla fiera del paese.

Sono orgoglioso di affermare che fummo i primi a cambiare stile di vacanza nel nostro paese.
Invece del solito campeggio stanziale, caratterizzato da un posto fisso, preferibilmente alla Fontana del Principe, e fatto di piccole passeggiate e grandi abbuffate, noi per primi incominciammo a percorrere il Pollino in lungo e in largo e a fare quello che anni dopo è stato chiamato Trekking.

Ricordo benissimo come in una delle prime uscite, carichi come muli, avevamo come proposito di raggiungere il Santuario di Madonna del Pollino e per questo avevamo come guida il testo di Vincenzo Perrone e la cartina allegata al libro.
La scala e la grafica non risultarono molto chiare, per cui vagammo per mezzo Pollino e arrivammo al Santuario a notte fonda stanchi morti.

martedì 26 aprile 2016

Chi controlla i controllori?


Il carissimo Francesco Giorgio, precursore e padre spirituale dei tanti camminatori “primitivi” del Pollino, amava dire sempre che la “parco mania” che aveva colpito me e tutti quelli come me, sarebbe stata foriera di grandi delusioni. Fu lui a portarmi per la prima volta in una chiesetta di campagna alla periferia di terranova del Pollino, dove lo avevo accompagnato per misurarsi il vestito di velluto che aveva commissionato a un sarto del paese.

Nel corso degli anni in questi luoghi ci sono tornato più volte; ultimamente in occasione dei sopralluoghi per lo studio del percorso del “Cammino mariano” del Pollino.

La chiesetta della Madonna della Pietà a Terranova del
Pollino (Photo di E. Pisarra)
Ieri, un carissimo amico, mi ha ricordato un episodio accaduto qualche mese fa che riguarda questo luogo e la frase di Francesco Giorgio: in questa chiesetta di campagna è stata rubata la campana del campanile e il sacerdote ha pensato di vendere la pianta di roverella, una delle piante gigantesche che si trovano vicino al santuario, per ricavarne i denari da utilizzare per l’acquisto di una nuova campana.

Il problema sta proprio nel fatto che questa pianta faceva parte del censimento degli alberi monumentali che l’Ente Parco ha appena pubblicato!

E dire che alla presentazione della iniziativa a Terranova del Pollino, proprio il parroco si era mostrato così entusiasta della notizia che il suo Santuario di campagna avesse una pianta meritevole di essere inserita tra gli alberi monumentali del Parco.

Quesito: sarà chiamato il parroco a risarcire il Parco dell’albero protetto che ha fatto tagliare?

E chi controlla i controllori?


 

giovedì 21 aprile 2016

ALBERI MONUMENTALI DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO


Finalmente l’Ente Parco pubblica una ricerca.

E lo fa nel migliore dei modi: un bel volume fotografico, con schede tecniche, posizione geografica e testo anche in inglese.

La copertina del volume
Si tratta del testo ALBERI MONUMENTALI DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO.

Centotrentasette esemplari che vanno dagli abeti bianchi di San Francesco, agli aceri, carpini, faggi, lecci, querce e, ovviamente, il pino loricato.

La pubblicazione è il risultato di una campagna di ricerca avviata sotto forma di censimento delle piante monumentali presenti nel territorio del parco a partire dal 2012 ed ha prodotto il rilevamento, le misure e la posizione geografica di oltre centotrentasette degni e grandi monumenti della natura.

L’iniziativa realizzata sulla scia dell’Operazione Grande Albero promossa e realizzata dal WWF e dal Comitato Parchi agli inizi degli anni Settanta, aveva come obiettivo quello di censire e catalogare i Patriarchi Verdi della natura italiana.

In seguito la campagna di censimento è stata curata dal Corpo Forestale dello Stato, il quale attraverso, i suoi numerosi e capillari comandi-stazione presenti su quasi tutti i comuni italiani, è arrivato a classificare oltre 22.000 alberi di notevole interesse, ben più di 2000 piante di grande interesse e di 150 esemplari di eccezionale valore storico o monumentale.

L’obiettivo del WWF in quegli anni fu quello di sensibilizzare le Amministrazioni pubbliche sul fatto che una grande pianta è un monumento della natura al pari di una grande opera d’arte dell’uomo.

lunedì 18 aprile 2016

Abbiamo perso. Hanno perso i referendari, ma hanno perso anche gli italiani.

Purtroppo non siamo stati bravi a convincere gli italiani ad andare a votare.
Quegli italiani che, credendo di non andare a votare perché il problema delle trivelle non li riguarda, si sono rifiutati di esprimere un proprio giudizio sulle questioni oggetto del quesito referendario, non hanno fatto altro che mettere la testa sotto il tappeto.

Tanto il problema è di quelli che hanno le trivelle nel mare antistante le proprie coste.


quadro riassuntivo dei risultati del referendum del 17 aprile 2016
A quelli del Trentino cosa importa? Anzi, egoisticamente, se il mare è inquinato, tutti coloro che lo frequentano cambieranno destinazione.

A questi dico che si sbagliano: il problema è di tutti. L’inquinamento delle coste, i mancati introiti nelle casse delle regioni e dello Stato è un problema di tutti che, inevitabilmente, si ripercuoterà sui cittadini.

Comunque un grazie profondo a qui quindici milioni di italiani che si sono presi la briga di andare a votare. Vuol dire che ancora qualcuno (che purtroppo non è maggioranza) sfrutta gli strumenti che la democrazia dà per esprimere il proprio voto e il proprio pensiero.
Personalmente non credo alla mancata informazione che non ha permesso di farsi un idea e poi andare a votare. Credo invece che gli italiani siano stanchi di questa politica e del modo di farla. Da tempo la politica non è più quella immaginata e insegnata da Aristotele.
Tuttavia è l’unico strumento che ci rimane per dire la nostra.
Sicuramente la rimpiangeremo quando non potremo più esercitare il voto.
Allora sarà troppo tardi!


venerdì 15 aprile 2016

Referendum

 

RICORDATEVI!

DOMENICA 17 APRILE SI VOTA!

 
 
 
PS. Bisogna andare a votare in prima mattina per evitare che gli exit poll
scoraggino ...
 
 
 
 
 

Fa visita ad una scuola e dice:” Spegnete cellulari, tv e studiate, perché i poteri forti vi vogliono ignoranti e schiavi”.


2. Intervento di Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano Jonio

 
Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano Ionio (CS), in visita al Comprensivo di Morano stimola i giovani:” Studiate, i poteri forti vi vogliono ignoranti per per schiavizzarvi”.

 
Di Federica Grisolia per Paese24.it:

«Fuggiamo la rassegnazione, la sudditanza, la clientela, "individualismo. Non lasciatevi rubare la capacità di stupirvi che avete dentro. Noi autentici e credibili per voi; voi, però, lasciatevi accompagnare». Ha lanciato messaggi importanti il vescovo della diocesi di Cassano all’Ionio, mons. Francesco Savino, durante la sua visita presso l’Istituto Comprensivo di Morano Calabro, proponendo «Gesù Cristo come modello unico cui ispirarsi e per il quale impegnarsi e spendere l’esistenza». Accolto dal dirigente scolastico Walter Bellizzi e suoi collaboratori, dal sindaco Nicolò De Bartolo, dagli assessori Sonia Forte e Biagio Angelo Severino, il Presule si è intrattenuto a lungo con gli studenti di ogni ordine e grado, dedicando ai loro genitori la parte conclusiva dell’incontro.

Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano Jonio
Partendo dalla realtà attuale, il Vescovo ha focalizzato l’attenzione sulle guerre (quarantadue i conflitti sparsi in tutto il mondo: la cosiddetta terza guerra mondiale a pezzi cui si riferisce papa Francesco) e sensibilizzato gli scolari sul tema della pace e la necessità di privilegiare il dialogo tra i popoli, praticare l’accoglienza e la tolleranza, l’inclusione. Particolare attenzione ha rivolto alla famiglia, prima e fondamentale cellula di società, chiedendo a ragazzi e genitori di «spegnere il cellulare e il televisore e

coltivare maggiormente e con più frequenza il confronto, respingendo l’idea della famiglia/albergo». Accorato, inoltre, l’invito allo studio: «La conoscenza - ha detto mons. Savino - costituisce un aspetto fondamentale della crescita: è indispensabile apprendere e leggere molto. I poteri forti - ha osservato - vi vogliono ignoranti per schiavizzarvi.

Mediante la conoscenza possiamo scrivere un nuovo umanesimo e affrancare questa terra dai suoi problemi storici». E rivolgendosi a docenti e genitori, il Presule ha proposto quale paradigma efficace di crescita, «l’alleanza educativa tra Scuola, Famiglia e Chiesa», sottolineando come «insieme si può cambiare» e come «la pedagogia debole generi soggetti condizionabili, mostri», infine. a proposito delle polemiche sui simboli religiosi nelle scuole, si è detto favorevole affinché

Partendo dalla realtà attuale; il Vescovo ha focalizzato l’attenzione sulle guerre (quarantadue i conflitti sparsi in tutto il mondo: la cosiddetta terza guerra mondiale a pezzi cui si riferisce papa Francesco) e sensibilizzato gli scolari sul tema della pace e la necessità di privilegiare il dialogo tra i popoli, praticare l’accoglienza e la tolleranza, l’inclusione. Particolare attenzione ha rivolto alla famiglia, prima e fondamentale cellula di società, chiedendo a ragazzi e genitori di «spegnere il cellulare e il televisore e

coltivare maggiormente e con più frequenza il confronto, respingendo l’idea della famiglia/albergo». Accorato, inoltre, l’invito allo studio: «La conoscenza - ha detto mons. Savino - costituisce un aspetto fondamentale della crescita: è indispensabile apprendere e leggere molto. I poteri forti - ha osservato - vi vogliono ignoranti per schiavizzarvi.

Mediante la conoscenza possiamo scrivere un nuovo umanesimo e affrancare questa terra dai suoi problemi storici». E rivolgendosi a docenti e genitori, il Presule ha proposto quale paradigma efficace di crescita, «l’alleanza educativa tra Scuola, Famiglia e Chiesa», sottolineando come «insieme si può cambiare» e come «la pedagogia debole generi soggetti condizionabili, mostri». Infine, a proposito delle polemiche sui simboli religiosi nelle scuole, si è detto favorevole affinché l'inclusione prevalga anche su questo: «Sì al presepe, al Crocifisso e, perché no, anche a segni propri di altre religioni». In conclusione, il preside Bellizzi ha ringraziato mons. Savino per «l’opportunità concessa ai ragazzi e alle loro famiglie e si è detto fiducioso per il futuro e disponibile a forme di collaborazione».

 Di Federica Grisolia Fonte: Paese24.it:


fonte Intervento del Vescovo Savino a Morano Calabro


 

Petrolio e Basilicata, la scomunica del vescovo Orofino: "E' il fallimento del Pd. Il sistema Colombo non è mai tramontato"

Due grandi vescovi del Pollino, dicono la loro su Petrolio, politica e ... un grande evento. Riporto di seguito i loro interventi.

Al lettore ogni considerazione!

1. Mons. Vincenzo Orofino, vescovo di Tricarico (PZ)

mercoledì 13 aprile 2016

Referendum No Triv: Il presidente della Corte Costituzionale smentisce Renzi ed invita gli italiani a votare

Il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi
Il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi

“Al referendum sulle trivelle si deve votare: ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto. Ma credo si debba partecipare al voto: significa essere pienamente cittadini. Fa parte della carta d’ identità del buon cittadino“. Lo ha detto il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, interpellato nella conferenza stampa dopo la relazione annuale.
Il presidente Grossi smentisce non solo l’astensione al voto del 17 Aprile invocata dal premier Matteo Renzi ma anche il ministro dell’ambiente Galletti e molti esponenti del governo dichiaratisi per l’astenzione.
“Intanto fa discutere – continua l’Ansa –  la presa di posizione del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che non ha ancora sciolto la riserva su come si comporterà domenica. La sinistra Dem va all’attacco.
La posizione di Galletti – “Io sono convinto della strumentalità di questo referendum – ha detto Galletti a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’accademia nazionale di Agricoltura a Bologna -. Il referendum è su un argomento molto limitato. Tocca solo le piattaforme che sono già in funzione entro le 12 miglia (stiamo parlando di una piccolissima parte di quelle operanti in Italia) e tende a regolare la durata di queste. E’ chiaro che si vuole fare una battaglia politica di un altro tipo”.
“Il governo dovrebbe favorire la partecipazione”, va all’attacco la sinistra Dem con Davide Zoggia, Carlo Pegorer e Dario Ginefra”.[Fonte Ansa]
 

martedì 12 aprile 2016

PIANO AZIONE LUPO 2016? NO, GRAZIE!!!

Manifesto del GRUPPO LUPO ITALIA
Questo ineffabile "Piano di conservazione e gestione del Lupo in Italia", appena divulgato, è stato già inesorabilmente respinto da tutti gli ambientalisti e naturalisti non soggetti al devastante imperio dei baronati accademici, motivati da ben evidenti interessi particolari. L'ultima efficacissima stroncatura viene dall'amico Angelo Gandolfi, sul numero di OASIS ora in edicola... Seguirà presto un motivato documento di chi, avendo vissuto per lunghi anni la battaglia in difesa del Lupo appenninico, spiega le mille e più ragioni a sostegno della tutela dei grandi predatori, vera garanzia di sanità, perpetuazione ed equilibrio dinamico dell'ecosistema. E' giunto il momento di spingere tutte le parti in causa ad aprire la mente, capire più a fondo quale sia il mondo in cui viviamo, respingere le logiche e le trame alla base  della disastrosa situazione attuale: e riconciliarsi con l'autentica natura, che è la vera preziosa risorsa alla quale dobbiamo tutto ciò che rende possibile la nostra vita attuale e futura.

 

Prof. Franco Tassi, primo Docente di Conservazione della Natura e di Ecologia Applicata, Fondatore del Gruppo Lupo Italia, Responsabile del Centro Parchi Internazionale di Roma.

 

Articolo sul Lupo di Angelo Gandolfi, pubblicato sul numero di aprile di OASIS 


domenica 10 aprile 2016

Gita al Ponte del Diavolo

Dissesto idrogeologico, incuria, disaffezione, abbandono. Forse un po’ di tutto ciò.
Ieri è stata una bella giornata, nel senso fotografico, e quindi ho imbracciato le mie fotocamere e sono andato a fare un giro fino al Ponte del diavolo.
Il Ponte del Diavolo. (Photo di E. Pisarra)
sono stato via sei mesi e, con la scusa della fotografia, sono tornato sui luoghi a me più cari.
Sono andato giù fino al ponte con il fuoristrada con l’intenzione di proseguire dopo le foto al ponte, lungo la stradina di servizio che si snoda sulla destra del Raganello, fino al viadotto sulla statale.
Scendendo con la macchina si ha una percezione del luogo diversa rispetto a quando si cammina a piedi alla velocità di due chilometri e mezzo all’ora: imboccando la stradina cementata, in forte discesa, appena rifatta, con i guardrail di legno, che si sviluppa come un grosso serpentone e avvolge i fianchi della collina: la parete della Timpa del Demonio, riverberata dai colori, con tanti giochi di luci e ombre, man mano che si scende, appare aumentare di dimensione, tanto da farti mancare l’aria, hai l’impressione di entrare in un posto fiabesco. Indubbiamente, lo è.

martedì 5 aprile 2016

12 ARTISTI IN DIFESA DEL MARE!

Ficarra e Picone, Nino Frassica, Claudia Gerini, Elio Germano, Valeria Golino, Flavio Insinna, Noemi, Piero Pelù, Isabella Ragonese, Claudio Santamaria e Pietro Sermonti: il 17 aprile tutti hanno un "appuntamento speciale". Con il mare, le onde, i pesci, i gabbiani, le conchiglie.




IL 17 APRILE VOTA SI



Fonte: GREENPEACE



venerdì 1 aprile 2016

Regione Puglia stampa e diffonde il manifesto per il SI al Referendum

Il delegato del Consiglio regionale della Puglia promotore del quesito referendario, Giuseppe Longo, comunica che è in fase avanzata di stampa e sta per essere distribuito per l’affissione il manifesto ufficiale del comitato pugliese, con l’invito agli elettori a sostenere il “Sì”, per difendere “il nostro mare dalle trivelle”.
Il materiale è tra i prodotti della campagna informativa sul referendum abrogativo di domenica 17 aprile (DPR del 15 febbraio 2015), finanziata con il prelievo sulle indennità di aprile 2016 autorizzato dai consiglieri regionali della Puglia e dagli assessori esterni.
Intanto, il presidente del consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza (Pd), fra i principali promotori del referendum ha detto che “a seguito dei dati pubblicati da Agcom nella giornata di venerdì che, evidenziano la totale assenza dell’argomento referendum del sistema informativo, stiamo verificando se vi sia stata la violazione delle legge sulla par condicio”: Lacorazza ha sottolineato che proprio in base ad alcuni sondaggi, “solo un cittadino su quattro è a conoscenza che il 17 aprile c’è il referendum. Aggiungo che per il referendum, a differenza di alcune consultazioni elettorali, il quorum determina la validità della consultazione popolare.
Quindi l’assenza quasi totale d’informazione favorisce l’astensionismo e quindi altera la par condicio, modifica le regole del gioco. I dati Agcom evidenziano come dal 16 febbraio al 4 marzo l’argomento non sia stato in nessun modo trattato. Dopo il 4 marzo è cresciuta l’attenzione ma in maniera molto lieve. Insomma se tre cittadini su quattro non sanno che c’è il referendum la motivazione è sicuramente riconducibile alla totale, o quasi assenza, d’informazione che non puoi essere relegata a questi ultimi 18 giorni. Noi andiamo avanti perché l’Italia ne parli – ha concluso Lacorazza – ma forse è il caso che leggi e regole vengano rispettate”.
Quattro ragioni per votare ‘sì’ vengono indicate dall’ufficio Problemi sociali e del lavoro, giustizia e pace, salvaguardia del creato della diocesi di Trani, a firma del direttore, don Matteo Martire. “Le trivellazioni in mare – è la sintesi – costituiscono un pericolo per il nostro ambiente”. “Oggi siamo alla vigilia di un importante appuntamento elettorale – scrive la diocesi – che ci chiama in causa tutti, in quanto cristiani e in quanto cittadini consapevoli e attenti alla difesa del bene comune. Il 17 aprile siamo chiamati a esprimerci in difesa del mare e della sua incolumità”. Ed ecco le quattro ragioni. In merito alla tutela del territorio “potrebbero esserci sversamenti di petrolio in mare (con enormi danni alle spiagge e al turismo), rischi di movimenti tellurici (legati soprattutto all’estrazione di gas) e alterazione della fauna marina per l’uso dei bombardamenti con l’aria compressa” scrive don Matteo. Quanto alla salute delle terre pugliesi, “le risorse naturali vanno rispettate: la salubrità del mare, dell’aria e delle condizioni ambientali delle coste interessate sono beni essenziali; che ne sarebbe della nostra pesca? e della fauna marina?”.
Non reggono, secondo la diocesi, neppure le motivazioni economiche a sostegno delle trivellazioni. “Perché non dirigersi verso risorse eco-compatibili e alternative come sole, vento e acqua? Perché non liberarci dalla dipendenza dal petrolio e combustibili fossili, così inquinanti e causa di guerre? Perché danneggiare il nostro turismo con un mare che da perla diverrebbe inquinato e non balneabile?”. Infine, scrive la diocesi, c’è il “valore della vita”, ovvero “gli interessi economici sono subordinati al valore inviolabile della vita, della salute pubblica, della custodia dei beni naturali e della salubrità del territorio”. La diocesi si dice convinta che sia necessaria oggi “una compatta partecipazione di base, così come è avvenuto in difesa dell’acqua bene comune. Le trivellazioni in mare – conclude – costituiscono un pericolo per il nostro ambiente”.
L’alternativa alle trivellazioni di gas in Italia esiste già: con il biometano si può produrre una quantità di gas quattro volte superiore a quella che si estrae dalla piattaforme entro le 12 miglia, creando più lavoro e opportunità per i territori. Lo afferma Legambiente il cui vicepresidente Edoardo Zanchini osserva che “il vero grande giacimento italiano da sfruttare è nei territori e nella valorizzazione di biogas e biometano prodotti da discariche e scarti agricoli”. All’allarme, sollevato sul referendum del 17 aprile sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia, su un’Italia costretta ad aumentare le importazioni dall’estero via nave, Legambiente risponde che “sono tutte bugie. Il gas estratto nelle piattaforme oggetto del referendum non arriva al 3% dei consumi nazionali. E, com’è noto, il gas nel nostro Paese arriva attraverso i gasdotti”. Zanchini spiega che “già oggi si produce elettricità in Italia con impianti a biogas che garantiscono il 7% dei consumi.
Ma il potenziale per il biometano, ottenuto come ‘upgrading’ del biogas e che può essere immesso nella rete Snam per sostituire nei diversi usi il gas tradizionale, è in Italia di oltre 8 miliardi di metri cubi. Ossia il 13% del fabbisogno nazionale e oltre quattro volte la quantità di gas estratta nelle piattaforme entro le 12 miglia. Il problema è che questi interventi sono bloccati proprio dalle scelte del Governo”. Secondo Legambiente “si potrebbero realizzare impianti distribuiti in tutto il Paese per produrre biogas e biometano, dalla digestione anaerobica dei rifiuti o di biomasse e scarti agricoli, con vantaggi rilevanti economici, occupazionali e di risoluzione dei problemi di smaltimento dei rifiuti”.
“Renzi ha una gran faccia tosta a parlare di rinnovabili. Mentre invita gli italiani a disertare un referendum nazionale, schierandosi dalla parte dei petrolieri, non manca di vantarsi dei traguardi di un settore che il suo governo sta invece mettendo in ginocchio. Nel 2012 in Italia erano entrati in esercizio quasi 150 mila nuovi impianti fotovoltaici: nel primo anno dell’era Renzi sono stati appena 722”. Lo afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.
“L’anno scorso – ricorda Boraschi – nel solo settore eolico si sono persi 4000 posti di lavoro. Secondo il rapporto “Rinnovabili nel mirino” recentemente pubblicato da Greenpeace, il governo Renzi è riuscito a ostacolare le energie rinnovabili in tutti i modi: cambiando in corsa contratti già sottoscritti con lo “Spalma incentivi”, modificando la tariffa elettrica per frenare il risparmio energetico e finendo per causare un aumento delle nostre bollette, bloccando i piccoli impianti domestici, specialmente quelli fotovoltaici”. Nel frattempo, aggiunge l’esponente di Greenpeace, “gli incentivi ai combustibili fossili aumentano. Come riporta il Fondo monetario internazionale, nel 2014 l’Italia ha regalato alle fonti sporche 13,2 miliardi di dollari, un dato addirittura in crescita rispetto ai 12,8 miliardi del 2013. In Germania confermano incentivi per le fonti rinnovabili per oltre 23 miliardi, in Italia le penalizziamo con incentivi che non superano gli 11 miliardi. Renzi è chiaramente dalla parte delle lobby fossili, non inganni gli italiani. È insopportabile che si faccia vanto persino dei nostri primati sulle rinnovabili, quando ci sono migliaia e migliaia di lavoratori del settore che hanno perso l’impiego a causa delle sue politiche anti-rinnovabili. La verità – conclude Boraschi – è che a Renzi le rinnovabili piacciono solo quando si fanno all’estero: in Italia disturbano gli interessi delle lobby fossili”.
“Il presidente del Consiglio Matteo Renzi evidentemente è in difficoltà per la crescente consapevolezza che sta favorendo il fronte del Sì al referendum del 17 aprile e cerca di ridimensionare le responsabilità del Governo sulla modifica normativa sottoposta a referendum” dichiara il vice presidente del Wwf Italia Dante Caserta. “Altro che ‘inutile’ consultazione referendaria – aggiunge -. Il Governo non solo non convince gli italiani, ma non ha convinto né l’Ufficio centrale per i referendum, né la Corte Costituzionale che hanno ritenuto più che ‘utile’ la consultazione referendaria per abrogare la furbesca norma proposta dal Governo e approvata dalla maggioranza in Parlamento che vuole tentare di eludere il termine trentennale delle concessioni, stabilito dalle norme europee”.
Caserta osserva che “è la Corte Costituzionale, nella sua sentenza 17/2016, che, citando la Cassazione, ha valutato che la modifica introdotta dal Governo ha modificato la ‘durata dei titoli abilitativi già rilasciati, commisurandola al periodo ‘di vita utile del giacimento’, prevedendo, quindi, una ‘sostanziale’ proroga degli stessi ove ‘la vita utile del giacimento’ superi la durata stabilita nel titolo’. E’ questa – conclude il vice presidente del Wwf – una forzatura intollerabile del nostro ordinamento e delle regole comunitarie: è singolare che il premier e l’intero Governo facciano finta di ignorare il vero oggetto del contendere”.

fonte: http://www.olambientalista.it/?p=42614